Assange. Quello che temevamo è accaduto



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Quello che temevamo è accaduto. L’ Alta Corte di Londra ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa lo scorso gennaio che negava l’estradizione di Julian Assange dalla Gran Bretagna agli Usa, accogliendo dunque il ricorso presentato dalle autorità americane. Purtroppo la vicenda si complica come era prevedibile. Il clima attorno alla questione “Assange” si era fatto sempre più pesante in questi ultimi mesi, visti anche gli interessi in gioco. Non si è arrivati ad un verdetto che possa consentire ad Assange, come era invece giusto che fosse, vera e piena libertà. Stiamo parlando di un giornalista, una voce fuori dal coro, un uomo che non ha avuto timore di esporsi per raccontare verità scomode. Non può essere abbandonato.

Assange dovrebbe essere libero, perché la sua libertà è il simbolo di una vittoria comune: quella di chi non ha timore di sfidare i poteri forti attraverso il giornalismo d’inchiesta. Assange ha avuto la terribile colpa di svelare al mondo la brutalità dei crimini di guerra. E lo ha fatto attraverso prove documentali e verità difficilmente contestabili. Questo a quanto pare non può essergli perdonato. La battaglia dunque continua, ma i rischi per la vita di Assange e per la sua incolumità sono elevati, nonostante gli Stati Uniti abbiano fornito garanzie e rassicurazioni in questo senso. Con la nostra mozione in aula avevamo chiesto da parte del governo italiano un impegno preciso, per dare un sostegno politico alla causa di Julian Assange. Ma purtroppo tutto l’arco parlamentare, da destra a sinistra, ha respinto la nostra istanza, voltando le spalle non solo ad un uomo che rischia tantissimo sulla propria pelle, ma alla verità e al diritto di fare libera informazione, senza filtri. Possiamo ancora definirci una democrazia a tutti gli effetti?

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