Riforma Ipef: nessun vantaggio per i redditi bassi



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Nel Draghistan accade pure che si abbassino le tasse ai più ricchi a discapito di chi sta peggio, in piena crisi economica. Eccovi servito un nuovo capolavoro di fine anno! Abbiamo atteso con ansia questa manovra di bilancio per capire se le promesse del governo celassero l’ennesimo bluff e purtroppo, così è stato. Era stata annunciata la più grande riduzione delle tasse sul lavoro, ma in realtà di grande è rimasta solo la delusione dinnanzi all’ennesimo inganno. L’intervento sull’Irpef e la decontribuzione sui redditi più bassi, così concepiti, non fa che ampliare gli squilibri tra fasce di reddito, invece che sanarli. È bastato fare due calcoli sui dati forniti dal Tesoro per capirlo. Pensate che i maggiori risparmi saranno garantiti ai redditi sopra i 40.000 euro, mentre l’85% dei dipendenti che sono coloro che dichiarano meno di 35.000 euro, avrà benefici pressoché irrisori. Sembra surreale ma è la realtà. Come sempre non si ha il coraggio di fare riforme strutturali sui contributi pagati dai lavoratori dipendenti e si destinano invece ben 7 miliardi alla riduzione delle aliquote centrali. Questo non fa che avvantaggiare i redditi medio alti, lasciando indietro quelli sotto una certa soglia che potranno godere si di una decontribuzione, ma a breve scadenza, prevista per una sola annualità.

È evidente come si difendono ancora una volta gli interessi dei più ricchi, alimentando un sistema iniquo. Ciò che non si capisce è se un errore simile sia voluto o meno, il che sarebbe altrettanto grave. Poi ci si meraviglia che i sindacati siano in subbuglio e abbiano proclamato lo sciopero generale. Un fatto che ha colto il governo di sorpresa visto l’annichilimento generale che ha caratterizzato Il modus comportamentale dei paladini dei diritti dei lavoratori.

Ovvero coloro che avrebbero dovuto ancor più difendere tali diritti in un momento difficilissimo per il paese e invece ad oggi hanno avallato qualsiasi azione nefasta di questo esecutivo, trincerandosi dietro un’inerzia complice e silente. A loro possiamo dire: ben svegliati! Anche se un po’ tardino. Il governo, visto il subbuglio generale e il malcontento montante, ha già messo le mani avanti e garantito dei correttivi alla manovra in fase emendativa. Ma resta un enorme punto di domanda sul come ci si potrà ancora fidare delle promesse di chi porta avanti con ostinazione e noncuranza il suo disegno senza curarsi del parlamento e di tutti coloro si interpongano evidenziandone le terribili e inquietanti storture.

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