Grazie a Novak Djokovic apprendiamo che si può essere esentati dalla vaccinazione, semplicemente per esercitare la propria autonomia decisionale. È bastato che il numero uno del tennis mondiale minacciasse di non partecipare agli Australian Open, per far correre ai ripari le autorità australiane e concedergli la deroga. Djokovic ha ottenuto quello che tanti chiedevano da tempo: la libertà di scegliere o meno di sottoporsi a un trattamento sanitario. Il tennista numero 1 al mondo ha combattuto una battaglia, la stessa che quotidianamente noi portiamo avanti. Djokovic è il testimone vivente che un modo diverso di agire è possibile, tenendo conto dell’autonomia, dell’indipendenza di ciascuno, ovviamente garantendo di impegnarsi effettuando i test preposti al tracciamento del virus onde evitarne la diffusione. Quello che fa pensare tuttavia, in questa faccenda e ancor più rattrista, è il fatto che probabilmente, nel caso del tennista in questione, la deroga sia nata più da interessi economici che non da una situazione diversa rispetto a milioni di cittadini che invece vengono messi dinanzi ad una scelta obbligata. Viene da pensare che un torneo senza il numero uno al mondo potesse perdere molti sponsor e allora si sia dato il lasciapassare “ad personam”. Questo chiaramente non fa una bella pubblicità a chi quelle regole le aveva fissate pensando di imporle orizzontalmente senza eccezioni, salvo poi trovarsi nell’imbarazzo di doverle ritrattare per evitare un danno ingente alla manifestazione stessa. La vicenda Djokovic a questo punto apre nuovi scenari e costringe tutti ad interrogarsi. L’eccezione può valere davvero solo per un personaggio di spicco mentre tutti gli altri comuni mortali fanno i conti con le regolette? Che serietà può avere una decisione del genere nella stessa campagna vaccinale? Ci auguriamo che qualcuno in più inizi a domandarsi se questi metodi coercitivi e discriminatori possano essere sostenibili ancora per molto. Noi diciamo no.
TUTTI DEVONO ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE SE VACCINARSI O NO
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