Intervento in senato sul peggioramento delle condizioni psicologiche dei giovani, conseguenziale all’emergenza epidemiologica


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Ieri sono intervenuta in aula per una riflessione su uno degli aspetti più drammatici e sottaciuti di questa pandemia: il peggioramento delle condizioni psicologiche dei giovani, determinate dall’isolamento e dall’emarginazione conseguenziale all’emergenza epidemiologica.Di seguito il testo del mio intervento in Senato.”L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato poco tempo fa un fortissimo allarme e i dati sono stati anche confermati recentemente dall’Istat: il suicidio è la seconda causa di morte nei ragazzi tra i 19 e i 24 anni.La settimana scorsa c’è stato un ulteriore gesto disperato di un giovane diciottenne, che ha ingerito del veleno mentre era collegato in didattica a distanza, con alcuni tra i compagni che lo incitavano a compiere il folle gesto.Nel calcolo di rischi e benefici dove ragazzi come Matteo, Paolo, Fabio o Said, per citare solo alcuni nomi, hanno scelto di porre fine alla propria esistenza, l’ansia e la solitudine generati dall’emergenza epidemiologica, preclusa la possibilità di vivere qualche momento di spensieratezza, hanno preso il sopravvento, annientando ogni speranza di vita.Si tratta di adolescenti o ragazzi isolati o, purtroppo, vittime di soprusi o bullismo, privati per lungo tempo del confronto con altre persone o di una semplice uscita con gli amici di sempre. Senza svaghi e senza distrazioni la pressione psicologica è aumentata, causando un esito fatale.L’isolamento e l’emarginazione causati dalla pandemia hanno influito in modo determinante sul graduale ed inarrestabile peggioramento delle condizioni psichiatriche in cui versano molti giovani, aumentando la percezione di non poter sopportare più la drammaticità delle sofferenze e dei disagi interni.Per questo molti ragazzi hanno scelto di farla finita, arrivando a preferire la morte piuttosto che lottare, quotidianamente, contro le proprie ansie o le proprie paure.I medici pediatrici hanno lanciato l’allarme già da tempo, dichiarando che c’è stato un aumento di suicidi tra i giovani nell’ultimo periodo del 30%: nel contesto pandemico è mancata la scuola, è mancato lo sport, è mancato il confronto, è mancato lo svago.Ci si è chiusi in casa, nella propria stanza, vivendo l’inutilità di ogni relazione; ci si è alienati nel mondo dei tablet o degli smartphone e qualcuno, purtroppo, non ce l’ha fatta, non riuscendo a sopportare il peso dell’aumento delle proprie fragilità e delle proprie debolezze.Terminata l’emergenza, però, sarà ancora più difficile, per alcuni, ritornare alla normalità. Occorre, quindi, essere attenti e vigili, dando la giusta attenzione anche al più piccolo segnale, che potrebbe celare l’esistenza di un grande disagio.Moltissimi ragazzi non vorranno comunque uscire da casa, perché al di fuori del contesto domestico non si sentiranno più al sicuro e in quel caso si rinforzerà il senso di fobia sociale che rischia di sfociare, poi, nella depressione o nel compimento di atti autolesionistici, fino al gesto estremo.Noi invece siamo qui che ragioniamo sui gradi del potere e su questioni che, al confronto con il drammatico aumento dei suicidi tra i nostri ragazzi, sono di ben minore importanza, marcando ancora di più quella crescente differenza tra istituzioni e paese reale, tra politica e cittadinanza.La tutela adeguata dei nuclei familiari, con la predisposizione di modello socio-economico che permetta di passare più tempo in presenza con i propri figli, è determinante, così come un adeguato livello di investimenti pubblici in salute mentale e servizi territoriali di supporto e assistenza.Sarà fondamentale, anche, investire sugli sportelli di assistenza pedagogica e psicologica nelle scuole, dove fornire un sostegno pubblico gratuito ai ragazzi e alle ragazze con maggiori difficoltà, in primis per sostenere e supportare le famiglie con maggiori difficoltà economiche e non in grado di permettersi un’assistenza privata.Forse, in questo modo, potremmo arginare un trend in continuo crescendo e farci trovare un po’ più preparati ad affrontare le sfide e le incognite generate dal contesto pandemico e dalle disastrose conseguenze psicologiche e psichiatriche prodotte sui ragazzi più fragili”.

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