Questa mattina ho preso parte alla celebrazione per la posa di una panchina rossa in memoria dell’insegnante, collega, Annamaria Ascolese, vittima di femminicidio. L’iniziativa è stata voluta dalla scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Sarno Episcopio dove Annamaria Ascolese aveva insegnato prima che si trasferisse a Marino, in Provincia di Roma.Conoscevo da sempre Annamaria, conoscevo la sua famiglia, la conoscevo come maestra apprezzata, stimata e anche se non ci vedevamo spesso, ogni tanto ci messaggiavamo per problematiche inerenti la scuola. C’eravamo ripromesse di rivederci a Roma. Purtroppo la sorte non ha voluto.Questa panchina è nel luogo migliore, perché è dalla scuola, la seconda agenzia educativa, dopo la famiglia, che deve partire ogni sensibilizzazione che contrasti la violenza sulle donne. Anche siamo nel secondo millennio abbiamo ancora l’esigenza di una profonda trasformazione culturale che permetta di superare determinati stereotipi. È importante promuovere atteggiamenti e linguaggi rispettosi dell’identità di genere, altrimenti queste battaglie in nome della dignità delle donne, non potranno mai essere vinte. Dobbiamo attuare una profonda trasformazione culturale che investa anche tutta la società, partendo dalla scuola, la famiglia, ma che coinvolga ogni aspetto della vita relazionale, insegnando la parità dei diritti e il rispetto dell’identità di genere, coinvolgendo tutti. È questa la sfida che ci aspetta. Io ci sono.
Celebrazione per la posa di una panchina rossa in memoria dell’insegnante Annamaria Ascoles

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