NON FATE FINTA DI NIENTE: 14/8/2018 TRAGEDIA DEL PONTE MORANDI



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Draghi non sarà presente sabato prossimo alla cerimonia di ricorrenza del crollo del Ponte Morandi. Così pare almeno dalle notizie che trapelano ad oggi. A dire il vero la sua è una assenza prevedibile e persino opportuna, visto che questa tragedia trae origine dalla privatizzazione delle autostrade avvenuta tra il 1993 e il 2000, nella quale lo stesso Draghi aveva avuto a suo tempo un ruolo di primo piano. Ricordiamo che proprio del 93’ è la legge 537 che, all’articolo 10, sancì la natura privata della gestione autostradale e la possibilità di distribuire utili agli azionisti, e che il 2000 fu l’anno di chiusura del contratto di cessione delle quote. Il Governo vuole oggi riacquistare Autostrade valutandola oltre 9 miliardi. Ben 3 miliardi in più della somma alla quale la vendette allora, in lire. Una evidente e illogica sopravvalutazione finalizzata ad un accordo inaccettabile con quegli stessi soggetti che venendo meno agli adempimenti contrattuali, hanno provocato il crollo del Ponte Morandi per omessa manutenzione e causando la morte di ben 43 persone! In pratica lo stato aveva ceduto un bene sano ed oggi lo riacquista degradato e fatiscente ad una cifra addirittura maggiore. Ebbene, così come oggi al vertice del Governo che acquista a 9 miliardi c’è Draghi, a sovrintendere allora la vendita a 6 miliardi ci fu sempre Draghi. Dal 1993 al 2002 (anno in cui l’attuale Presidente del Consiglio divenne vicepresidente della Goldman Sachs) fu sempre Draghi a dirigere la privatizzazione di Autostrade (e di altre società pubbliche) presiedendo il “Comitato di Consulenza e Garanzia nelle processo di privatizzazione”; sull’operato di tale Comitato espresse riserve la Corte dei Conti con la deliberazione 19 / 2012, evidenziando – in particolare – che nell’operazione Autostrade non furono chiariti alcuni dubbi di conflitto di interesse delle grandi banche nel ruolo di advisor dell’operazione. In precedenza la società Autostrade era dello Stato che ne deteneva le quote tramite l’IRI, tenuta a investire gran parte dei ricavi in nuove opere e manutenzioni. Il resto veniva conferito all’erario. L’operazione di privatizzazione – che consentì ai Benetton, attraverso la holding Edizione, di acquistare una parte rilevante di Autostrade – fece entrare nelle casse di IRI l’equivalente in lire di poco più di 6 miliardi di euro.Non ci sorprende dunque che Draghi non si faccia vedere a Genova in occasione dell’omaggio al ricordo per le vittime di un disastro dovuto alla cupidigia scatenata dalle “sue” privatizzazioni, all’esito delle quali i cittadini piangono morti e danni mentre alcuni amici contano i miliardi. Davanti ad uno scandalo simile non si può tacere!

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