Approvata Convenzione di Faro



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Oggi in aula al Senato è stata votata ed approvata la ratifica e l’esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa tenutosi a Faro. La Convenzione di Faro nasce dal confronto tra quaranta stati a seguito dei danni al patrimonio culturale causati dai conflitti verificatisi in Europa.

Il presupposto principale è che la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrino fra i diritti umani. È fondamentale individuare il diritto al patrimonio culturale, sottolineando l’importanza della sua conservazione e il ruolo consequenziale nella costruzione di una società pacifica e democratica.

“Siamo soddisfatti di aver contribuito alla ratifica della Convenzione di Faro anche in Italia, un atto che afferma in modo inequivocabile il diritto intergenerazionale dei popoli a preservare la propria eredità culturale contribuendo alla sua diffusione e al suo arricchimento attraverso la promozione della produzione artistica in tutte le sue forme.

Grazie a questa Convenzione si riconoscono dunque i diritti culturali dei popoli a preservare la propria unicità e identità inaugurando quello che si può definire un nuovo umanesimo. Determinante in quest’ottica è il riconoscimento dell’esigenza della tutela del patrimonio e del paesaggio nell’ottica anche dello sviluppo sostenibile e della pace tra i popoli a cui tutti gli Stati sottoscrittori aderiscono Per un paese come l’Italia che ha una storia millenaria e un patrimonio diffuso e riconosciuto come fondamento culturale di tutta l’area del mediterraneo, l’adesione a questa Convenzione è un atto importante in quanto determinante presidio per le generazioni future.

Sarà nostra premura di legislatori far sì che la Convenzione di Faro, che è sostanzialmente una Carta dei valori della cultura, venga riempita di contenuti attraverso norme che traducano in iniziative concrete e coerenti quei principi lì enunciati. È anche in quest’ottica che abbiamo accettato la sfida, una sfida per le generazioni future che ci dovrà portare come legislatori a scongiurare tutte quelle iniziative che riducano i beni, le attività culturali e il paesaggio a prodotti soggetti alle regole del mercato, banalizzandone e svilendone la valenza, mortificando la professionalità di chi si spenda quotidianamente per trasmetterne l’eredità alle generazioni future”.

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